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In primo piano, La Parola del Vescovo, Vita Diocesana

Il Rinnovamento nello Spirito ha celebrato la “festa del ringraziamento”

Il 14 marzo 2002 è una giornata storica per il Rinnovamento nello Spirito Santo di tutta Italia: è il giorno in cui il movimento riceve l’approvazione ecclesiale da parte della Cei e del Santo Padre Giovanni Paolo II. Ed oggi, a distanza di 23 anni da quella data, tutte le comunità del Rinnovamento nello Spirito Santo di Lamezia Terme, in concomitanza con tutte le diocesi d’Italia, si sono riunite nella Rettoria Santa Chiara per celebrare insieme la “festa del ringraziamento”. La giornata è iniziata con la preghiera comunitaria carismatica, seguita da una catechesi del coordinatore nazionale del movimento, Rosario Sollazzo, che con grande amore e parresia ha invitato ciascun fratello, le comunità insieme, ad uscire dalle proprie comodità per ridare a tutti la vera speranza che ha un volto e un nome: quello di Gesù di Nazareth! La mattinata si è conclusa con la celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo, monsignor Serafino Parisi, il quale, partendo dalla liturgia del giorno, con affetto paterno, ha ricordato all’assemblea la fedeltà di Dio e l’alleanza che Egli ha stipulato con ciascuno di noi, assicurandoci, per mezzo della fede, un futuro pieno di speranza. Nel pomeriggio i coordinatori delle diverse comunità presenti sul territorio hanno condiviso tutta la bellezza, la gioia e la grazia di vedere Dio all’opera ogni giorno nelle loro comunità e nelle vite di tutti coloro che si aprono a Lui. La giornata si è conclusa davanti a Gesù in Adorazione Eucaristica, tempo speciale e di grande benedizione per i presenti. Paolo VI, in un discorso ai rappresentati del Rinnovamento, nel lontano 1975, definì il Rinnovamento una “chance per la Chiesa e per il mondo” e questo vuole continuare ad essere il RnS della diocesi di Lamezia Terme: un dono per tutti e per ciascuno. Raffaella Del Giudice (RnS Lamezia Terme) The post Il Rinnovamento nello Spirito ha celebrato la “festa del ringraziamento” first appeared on Lamezia Nuova.

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La vita attraverso un dono

Nei giorni scorsi, nel salone della Parrocchia San Francesco di Paola, si è svolto il Convegno dal titolo “La vita attraverso un dono”, organizzato dal Gruppo Giovanile della stessa Parrocchia, sul tema della donazione degli organi. Le attività del convegno sono state introdotte da Gianluca Persico che ha illustrato quanto svolto durante l’anno dai giovani della parrocchia e ha spiegato che l’idea di organizzare un convegno aperto alla comunità è nata a seguito di un incontro sul tema al quale i giovani avevano partecipato l’anno scorso ed in cui era stato ospite, in rappresentanza dell’Aido (Associazione Italiana Donatori Organi), Sebastiano Senese. In questa introduzione si è fatto riferimento anche ad un libro messo a disposizione per l’occasione da Mimmo Famularo “Na guccia d’acqua…” pubblicato nel 2012 per un altro evento da lui organizzato sul tema, che si tenne a Sambiase. Il libro è una raccolta in vernacolo lametino di quasi ottocento tra detti, proverbi, indovinelli e filastrocche raccolte durante l’esperienza lavorativa nella scuola di Gabella da sua madre Gina Mamertino, che ricevette un trapianto di fegato. Nel libro sono presenti due prefazioni: la prima scritta da Matteo Donataccio, il medico che seguì la mamma in questo percorso, che ha descritto l’ancestrale paura dell’uomo per l’ignoto e per la malattia e la speranza che lo sviluppo della medicina ha dato, anche attraverso il trapianto degli organi; la seconda scritta da monsignor Giuseppe Fiorini Morosini che definisce la donazione degli organi l’atto di amore più grande che può essere fatto, paragonandolo alla morte in croce di Gesù che ci ha donato il suo corpo ed il suo sangue come viene ricordato nella celebrazione Eucaristica. Facendo riferimento a queste profonde prefazioni del libro, Gianluca Persico ha evidenziato come scienza e fede, in questa apparente contrapposizione che hanno in termini di metodi ed approcci, in realtà si mescolano e convivono soprattutto nei momenti che vivono i familiari ai quali viene chiesto il consenso per l’espianto, dove la medicina può essere veicolo tecnico per dare speranza ad altre famiglie e la fede viene vissuta in maniera intensa con la preghiera sia nella famiglia del donatore che nelle famiglie di chi è in attesa di trapianto. Da questa riflessione, Gianluca Persico ha concluso il suo intervento dicendo che forse non era un caso che per un convegno sulla donazione degli organi, tema con molti tratti riguardanti la medicina e la scienza, si sia scelto un luogo legato strettamente alla fede. Moderatore del convegno è stato Giuseppe De Fazio, che ha dapprima presentato gli ospiti auspicando che le testimonianze rese avrebbero portato ad una maggiore consapevolezza su un argomento di cui si parla, forse, troppo poco, citando le parole di Gesù nel Vangelo di Matteo: “Se qualcuno vuole venire dietro a me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”. Il primo intervento è stato quello di Sebastiano Senese, presidente dell’Aido Intercomunale “Letizia Senese”, partendo dalla visione di un toccante film reportage sulla storia di sua figlia Letizia che ha compiuto, con la donazione degli organi, un “sublime gesto d’amore”. In particolare, il video riguardava la messa in onda di una puntata del programma televisivo “Alive” andato in onda su Rete 4 nel 2013, girata a San Pietro a Maida, appunto, sulla tragica scomparsa di Letizia Senese, la cui vita si è intrecciata indissolubilmente con le vite delle persone che hanno ricevuto i suoi organi ed in particolare nel video si parla della storia di Pino, calabrese anche lui, che ha ricevuto i reni di Letizia ritornando ad una vita normale dopo anni di dialisi e paura per il futuro. Il racconto di Senese ha puntato l’attenzione sul fatto che nelle situazioni difficili in cui le famiglie si trovano a decidere se acconsentire o meno alla donazione, scegliere di negare il consenso significa, oltre a perdere comunque il proprio caro, togliere la speranza a molte altre persone che avrebbero potuto ricevere gli organi. Era presente anche la presidente della sezione Aido di Lamezia Terme, Alessia Serra, che ha raccontato la propria esperienza, vissuta con la perdita della sorella Olga, anche lei donatrice, condividendo i sentimenti provati da Sebastiano e da lui raccontati. Il Convegno è proseguito con l’intervento di Graziella Perri, pneumologa presso l’Ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme, che ha affrontato il tema dal punto di vista medico spiegando le procedure che vengono messe in atto in caso che si manifestino le condizioni perché ai familiari possa essere chiesto l’assenso alla donazione. Perri ha parlato anche della propria esperienza essendo stata lei stessa donatrice, vivente, di parte del proprio fegato a sua figlia di pochi mesi di vita, cui era stata diagnosticata una rara malattia che non le avrebbe consentito una vita normale oltre a prefigurare epiloghi ben più gravi. Ha, poi, spiegato che nella sfortuna di questa vicenda, la sua può considerarsi una storia a lieto fine in quanto non in tutti i casi simili a questo si manifestano tutte le condizioni per consentire questo tipo di intervento. Molto toccante e commovente è stata la frase detta da Perri che ha sottolineato come sua figlia festeggi adesso due compleanni: quello anagrafico e quello coincidente con la data del trapianto. L’ultimo intervento dei relatori è stato quello di Giuseppe Isabella, presidente dell’Aiga (Associazione italiana giovani avvocati), che ha trattato il tema dal punto di vista giuridico analizzando le normative vigenti in materia di prelievi e trapianti di organi e tessuti, spiegando che l’Italia ha leggi in questo settore molto stringenti a tutela dei donatori e dei riceventi e illustrando le modalità previste per esprimere il consenso: mediante l’Asl di riferimento o il proprio medico di famiglia compilando un apposito modulo; attraverso l’iscrizione all’Aido i cui dati confluiscono direttamente nel Sit (Sistema italiano trapianti); con una dichiarazione scritta conservata tra i documenti personali o al momento del rinnovo della carta d’identità. L’avvocato ha poi parlato dell’esperienza vissuta in famiglia tramite la sorella che

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Concluso il progetto “La vita in Gioco”

Nei giorni scorsi presso l’Aula Magna dell’IC “Gianni Rodari” di Soveria Mannelli, ha avuto luogo la manifestazione di chiusura del Progetto “La Vita in gioco” promosso dal Movimento” Vivere In” in collaborazione con il SerD provinciale e la cooperativa Zarapoti di Catanzaro. L’esperienza progettuale si è arricchita strada facendo, anche dell’apporto dell’Ufficio di Pastorale per l’Educazione, la Scuola, l’Università della nostra diocesi, guidato da don Domenico Cicione Strangis, e, come sempre accaduto in questi lunghi anni di proposta didattica, è stato utilizzato lo strumento per eccellenza che è la mostra itinerante sull’Azzardo, che da lungo tempo si sposta lungo il territorio nazionale per sensibilizzare le nuove generazioni su questa forma emergente di dipendenza. L’istituzione scolastica guidata dalla dirigente Teresa Pullia, ha accolto con entusiasmo il percorso didattico, proponendolo alle tre classi A e B della sede di Soveria e C della sede di Carlopoli. Don Roberto Tomaino coadiuvato dai docenti  Maria Teresa Cardamone, Ivana Fiore, Cinzia Fiorenza, Roberta Lento, Vincenzo Martello e Antonio Guarino è stato il referente di tutte le attività programmate all’ interno del percorso didattico. Ad una prima fase di ascolto dei contenuti, durante la quale i ragazzi hanno interagito con Maria Rita Di Cello per “Vivere In”, Maria Rita Notaro per il SerD e Ampelio Anfosso per la cooperativa Zarapoti, ha fatto seguito una seconda fase esperienziale, che ha attivato tre laboratori all’interno dei quali ha preso vita la manifestazione finale, quale momento di verifica e di confronto. La giornata conclusiva animata completamente dai giovani allievi, ha visto la partecipazione, oltre che di tutti gli addetti ai lavori, del vice sindaco di Soveria Mannelli, Antonella Pascuzzi, della responsabile del SerD di Catanzaro, Giulia Audino, del responsabile regionale del movimento “Vivere In”, Antonino Leo, di don Domenico Cicione Strangis responsabile dell’Ufficio Diocesano. Gli elaborati e le argomentazioni, sono state presentate davanti ad un pubblico attento e partecipe, che ha fatto registrare anche la presenza di molti genitori, interessati all’argomento. L’inaugurazione della mostra allestita dai ragazzi, come sempre, ha suscitato molta curiosità ed interesse. La stessa, che rimarrà aperta al pubblico fino al 17 marzo, è stata impreziosita da alcune vignette prodotte dagli stessi allievi, coadiuvati da Ivana Fiore, producendo così una proficua attività di interazione. Nei giorni seguenti all’apertura, per poterla aprire alla cittadinanza tutta, la mostra verrà spostata presso il salone del santuario mariano Nostra Signora di Fatima, sempre a Soveria Mannelli. Movimento Vivere in (Lamezia Terme) The post Concluso il progetto “La vita in Gioco” first appeared on Lamezia Nuova.

8xmille, Chiesa, In primo piano, Uniti nel Dono

L’importanza della donazione alla Chiesa Cattolica tra corresponsabilità e trasparenza

“Un prete libero per una Chiesa povera”. Questo il tema della due giorni di formazione promossa dalla Commissione Sovvenire della Conferenza episcopale calabra e rivolta ai seminaristi del IV, V e VI anno ed ai sacerdoti ordinati negli ultimi cinque anni. L’incontro, aperto dai saluti di don Mario Spinocchio, rettore del Seminario San Pio X, che ha ospitato i lavori, è nato dall’esigenza, come spiegato da monsignor Stefano Rega, delegato Cec del Sovvenire, “di approfondire le tematiche relative al sostentamento del Clero” e di come, poi, Sovvenire tende a rispondere “alle necessità della Chiesa”. Monsignor Rega ha poi parlato della necessità di “uno stile di vita che susciti collaborazione nei fedeli per vivere il nostro ministero con credibilità”. Da qui la necessità di far comprendere ai giovani sacerdoti che questo sostegno è frutto di un meccanismo regolato dal Concordato tra la Chiesa in Italia e lo Stato. Possiamo dare perché riceviamo – ha concluso – e non dobbiamo avere paura o vergogna di chiedere perché non chiediamo per noi ma chiediamo per la Chiesa, per la comunità”. Ed in questo contesto, bisogna “avere uno sguardo nuovo e profetico” divenendo importante “il rispetto per quello che riceviamo che non è personale, ma è per il nostro ministero, la nostra missione, il nostro servizio” in quanto “la Chiesa ci sostiene e ci accompagna” in questo. Di “corresponsabilità e trasparenza nella gestione delle comunità” ha invece parlato don Claudio Francesconi economo della Cei, secondo il quale “non si può chiedere corresponsabilità alle persone se non c’è trasparenza” invitando a “fare della gestione economica un atto di missione e comunione” e in quanto “luogo testimoniale non si può pensare che la gestione delle risorse non ci riguarda”. L’8xmille, per don Claudio, altro non è che “uno strumento di democrazia fiscale, come lo sono anche il 5xmille e il 2xmille”. A fare una sorta di excursus del sistema di sostentamento al Clero, di cui quest’anno ricorre il 40/mo della sua istituzione, è stato il direttore generale dell’Istituto Centrale Sostentamento Clero, Claudio Malizia, che ha approfondito il funzionamento del sistema di sostegno al clero, evidenziando come questo modello garantisca equità e stabilità ai sacerdoti nel loro ministero. Presente all’incontro anche Massimo Monzio Compagnoni, responsabile del Servizio Promozione Sostegno Economico della Cei, che ha spiegato quelle che sono le finalità del servizio Spse, sollecitando tutti ad “educare le comunità al dono” non perdendo di vista “la trasparenza che deve essere qualitativa e quantitativa” e ad essere “coerenti con la testimonianza e i principi del Vangelo” perché “essere Chiesa cattolica vuol dire fare la differenza”. Nel corso della seconda giornata, prima dei laboratori pastorali le cui finalità sono state spiegate da Letizia Franchellucci, addetta alla segreteria, amministrazione e sviluppo dei progetti sul territorio, ci sono stati i contributi video di monsignor Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei; monsignor Erio Castellucci, vicepresidente della Cei; monsignor Domenico Pompili, presidente della Commissione Episcopale Cultura e Comunicazioni Sociali. Ad introdurre i video e avviare la riflessione con i seminaristi e i giovani sacerdoti, don Enrico Garbuio, Assistente Pastorale e Spirituale di Sovvenire, il quale ha ricordato ai presenti che si è “nel tempo della conversione, il cui luogo privilegiato è la vita, la quotidianità. Il denaro al servizio della comunità – ha concluso – è grazia, ma diventa sterco del diavolo nel momento in cui lo tengo solo per me”. Monsignor Baturi, nel ripercorrere i 40 anni di storia del sistema di finanziamento della Chiesa cattolica, ha sollecitato una “partecipazione attiva” per “poter condividere fino in fondo questi valori e farsi parte diligente affinché vengano compresi da chi, con atti semplici, può aiutare la Chiesa a realizzare la propria missione in Italia e nei Paesi che guardano a noi con fiducia”, non perdendo di vista i valori che devono diventare “motivo di riflessione e di educazione per i seminaristi, il clero e tutto il popolo cristiano, perché questo è un modo concreto in cui la comunità può farsi corresponsabile della missione della Chiesa, affinché si possa continuare a fare del bene a tanti”. Dal canto suo, monsignor Castellucci partendo dall’ auspicio di papa Francesco a pochi giorni dalla sua elezione “Come vorrei una Chiesa povera per i poveri”, ha rimarcato che “il sostentamento del clero non deve essere un privilegio, ma uno strumento per la missione evangelica che si realizza nella sobrietà, nella condivisione e nel riscatto”. Là dove “povertà” non deve necessariamente significare “rinunce clamorose, ma utilizzare i beni per chi ha bisogno. Il Papa ci chiede di essere pellegrini di speranza. Abbiamo il dovere di gestire i beni con responsabilità, senza sprechi, perché il clero possa dedicarsi pienamente alla missione senza preoccupazioni materiali indebite. Se non lo facciamo, le nostre parole saranno dette al vento. Dobbiamo essere fedeli al Vangelo, che ci chiede di essere una Chiesa povera per i poveri”. L’importanza della comunicazione per Sovvenire, è stata sottolineata da monsignor Pompili, che ha fatto notare che non si tratta di “pubblicità ma di testimonianza. Lo stile adottato negli spot dell’8xmille – ha aggiunto – ha il sapore del reportage, mostrando concretamente il bene che viene fatto. È essenziale che la Chiesa comunichi in modo chiaro e trasparente il senso di questo sistema, facendo comprendere che l’8xmille non è un privilegio, ma un’opportunità per sostenere la missione della Chiesa a servizio di tutti”. Per monsignor Pompili, infine, “la strategia del Sovvenire ha cinque obiettivi: farsi capire, affrontare la crisi, il paradosso come nuova forma di alleanza, includere attraverso la comunicazione e, da ultimo ma non per importanza, avvalersi delle possibilità del nuovo contesto che oggi definiremmo post-mediale”. Su tutto “linguaggi comprensibili a tutti”. A conclusione della due giorni a Catanzaro, don Enrico ricorda ai presenti come “il Vangelo di Gesù elimini ogni separazione tra sacro e profano, rendendo “piena di grazia” qualsiasi realtà. Nella fede nulla è di poco conto e nulla è perduto: denaro, ordine, pulizia, buona amministrazione dei beni, inventario sono parole che entrano di diritto non solo nella Regola di Benedetto, ma anche nel vocabolario di

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“Essere nel mondo e nella storia come comunità”

  Esserci come comunità che manifesta la presenza cristiana nella storia e nel mondo, l’impegno nella formazione,  il dialogo con la realtà di oggi a partire “da uno stile che è il nostro stile come comunità cristiana: quello dell’amore”. Queste alcune sollecitazioni indicate dal vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi che, nella giornata di ieri, è intervenuto all’iniziativa “La parrocchia, casa della comunità”, nel contesto delle celebrazioni per il centenario dell’istituzione della parrocchia della Beata Vergine del Carmine a Lamezia Terme. Sollecitato dalla giornalista Jessica Francesca Mastroianni, Parisi ha indicato le due sfide che la comunità parrocchiale, nella realtà di oggi, è chiamata ad abbracciare. “La prima sfida è quella di essere presenti nella realtà di oggi ed esserci come comunità, non come tanti individui isolati gli uni dagli altri – ha detto Parisi – Essere comunità è la modalità della nostra presenza nel mondo e nella storia. L’ecclesialità deve essere vissuta in modo comunitario, non in gruppi chiusi dove magari si sta bene a livello emotivo, non chiusi in cerchie ristrette che immaginano che la vita di fede possa essere vissuta da separati dal resto del mondo. Siamo chiamati ad essere aperti al mondo, a formarci nella comunità ecclesiale per essere costruttori di storia nuova e di relazioni nuove”. Da qui, quindi, “la grande sfida del futuro che è quella della formazione, da cui dipende la qualità della nostra presenza del mondo. Non c’è contrapposizione, come spesso si vorrebbe far passare, tra l’essere testimoni e l’essere maestri. Le due realtà si integrano ed è questa la scommessa del futuro per essere presenti nel mondo e raccogliere le sfide dell’oggi”. Dall’universo giovanile, sempre più distante dalla Chiesa e dalla fede, alle nuove realtà frutto dei fenomeni migratori e dei cambiamenti sociali, il vescovo Parisi individua “nel nostro stile cristiano, che è quello dell’amore, l’elemento che attira le persone. Pensiamo, come riportano gli Atti degli Apostoli, a ciò che si diceva delle prime comunità cristiane: “guardate come si amano.”  È l’amore la più grande forza attrattiva. Come possiamo pretendere che i giovani si avvicinino se, a volte, da queste nostre comunità noi stessi vorremmo scappare? Anche verso le persone di altre fedi presenti nella nostra comunità, ricordiamoci che noi non serviamo la persona pensando di portarla dalla nostra parte, ma per comunicare uno stile che è quello di Gesù Cristo, per far sentire all’altro che c’è una persona che si prende cura di lui e del suo futuro. È questo che rende la comunità cristiana attrattiva”. Dal presule, infine, un invito a “far funzionare bene gli organismi di partecipazione delle nostre realtà parrocchiali, affinché diventino l’espressione concreta della sinodalità e della corresponsabilità”. Il parroco don Pasquale Di Cello, nel ringraziare il vescovo Parisi per la sua presenza, ha ripercorso i momenti fondamentali e le tappe dei cento anni della parrocchia del Carmine e lo spirito dell’iniziativa che “vuole mettere al centro la parrocchia come scuola di fraternità”.   Salvatore D’Elia The post “Essere nel mondo e nella storia come comunità” first appeared on Lamezia Nuova.

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Morte mamma monsignor Schillaci, il cordoglio del Vescovo Parisi e della Chiesa di Lamezia

Il Vescovo di Lamezia Terme, monsignor Serafino Parisi, a seguito della morte della mamma di monsignor Giuseppe Schillaci, ha raggiunto telefonicamente il vescovo di Nicosia per esprimergli la sua vicinanza e quella della Diocesi di Lamezia.Monsignor Parisi, in questo particolare momento, insieme alla Chiesa di Lamezia, ai sacerdoti, ai consacrati ed alle consacrate, ai diaconi ed al popolo di Dio che è in Lamezia si unisce in preghiera accanto al Vescovo Giuseppe, già alla guida della Diocesi lametina, per la perdita della madre Lia, figura importante nel suo percorso sacerdotale.Confidando che Dio l’abbia già accolta tra le sue braccia, siamo accanto a monsignor Schillaci ed ai suoi familiari in questo triste momento ed affidiamo al Padre l’anima della propria congiunta nella certezza che “se viviamo, viviamo per il Signore e se moriamo, moriamo per il Signore. Sia dunque che viviamo o che moriamo, siamo del Signore (Romani 14:8)”. The post Morte mamma monsignor Schillaci, il cordoglio del Vescovo Parisi e della Chiesa di Lamezia first appeared on Lamezia Nuova.

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“La cura interviene sul momento concreto, il prendersi cura è indicazione di responsabilità nei confronti di un’altra persona”

“Mentre la cura interviene sul momento concreto, immediato ed aggredisce la malattia per vincerla, il prendersi cura è l’indicazione della responsabilità di una persona nei confronti di un’altra alla quale, responsabilmente, dice ‘io non guardo soltanto al tuo presente, ma io mi faccio carico del tuo futuro’, stabilendo una fidelizzazione tra il medico ed il paziente che va al di là della somministrazione di un farmaco”. Così il Vescovo, monsignor Serafino Parisi, intervenendo all’iniziativa sui due anni dalla realizzazione dell’Ambulatorio Solidale nella Cittadella della Carità. Monsignor Parisi, che ha parlato di “attenzione alla persona” invitando a “differenziare tra quella che asetticamente viene chiamata la cura della malattia dal prendersi cura della persona che è l’aspetto più importante”, ha poi ricordato le tappe che hanno portato alla concentrazione dei servizi della Caritas all’interno del complesso interparrocchiale San Benedetto realizzando, di fatto, la “Cittadella della carità” dove si può trovare dalla prima accoglienza mattutina con la colazione e/o la doccia, alla possibilità di poter lavare la biancheria, avere qualche cambio, consumare un pranzo poter essere visitati da specialisti. “Quello che ho detto all’inaugurazione dell’ambulatorio solidale – ha affermato al riguardo monsignor Parisi – è che doveva essere balsamo e pungolo: balsamo perché certamente entra in un settore che esprime grande attesa e soprattutto ci sono persone che sono arrivate per la loro prima visita specialistica; pungolo soprattutto per gli altri medici che volessero partecipare a questa avventura rendendo un servizio agli altri”. Don Fabio Stanizzo, presidente della Caritas, nel ricordare alcune fasi salienti per la realizzazione della Cittadella della Carità ha ricordato che “dai dati arrivati sia dalla Caritas che dagli assistenti sociali si avvertiva questa esigenza di tipo medico. Il Covid, poi, ci ha visti impegnati nell’effettuazione di tamponi al punto che l’area esterna del complesso interparrocchiale San Benedetto divenne un ambulatorio”. Poi l’incontro con alcuni medici con i quali si è avviato un percorso che ha portato alla realizzazione dell’ambulatorio solidale: “È stato così – ha detto al riguardo don Fabio – che abbiamo pensato di dare i locali che sono sopra la mensa della Caritas per la realizzazione degli studi medici ai quali, grazie anche alla Caritas nazionale, abbiamo donato pure un ecografo. In questi due anni, come abbiamo visto, sono state tante le persone che hanno avuto la possibilità di poter fare la loro prima visita specialistica e ciò rappresenta un dato positivo: riuscire a dare risposte a chi ha bisogno”. Presente all’incontro anche il vice presidente della Regione, Filippo Pietropaolo, che ha parlato di “una bella iniziativa nata a Lamezia Terme, una città che si è sempre distinta positivamente sul fronte delle politiche sociali. Da cittadino – ha aggiunto – sono arrabbiato come voi perché la politica ha creato questa situazione disastrosa della Sanità in Calabria e stiamo cercando di cambiare le cose, pur tra tanti ostacoli. Abbiamo carenze spaventose sul fronte della medicina territoriale. È lì che voi vi inserite, intervenendo sul fronte della carenza del sistema sanitario, soprattutto a livello territoriale. Grazie da tutti noi per quello che fate perché la vostra disponibilità e la volontà di mettere a disposizione la vostra competenza a favore degli altri è un patrimonio da valorizzare. La Regione – ha concluso – può supportare iniziative di questo tipo”. Ad apertura dei lavori, coordinati da Graziella Catozza, il presidente dell’Ambulatorio Solidale, Nicolino Panedigrano, ed alcuni componenti il direttivo, hanno ripercorso le fasi che hanno portato alla realizzazione degli ambulatori sottolineando come le presenze e le richieste in questi due anni siano andate crescendo. Nel corso della serata si è esibita la “Solidal soul band” che, composta da medici ed operatori sanitari dell’ambulatorio solidale è diretta dal maestro Elio Giovinazzo. Saveria Maria Gigliotti The post “La cura interviene sul momento concreto, il prendersi cura è indicazione di responsabilità nei confronti di un’altra persona” first appeared on Lamezia Nuova.

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“La nostra certezza è che Dio è misericordioso”

“Questa cenere, messa nel cuore dell’umanità, dice all’uomo che, partendo da ciò che è intimo, essenziale e prioritario, si può davvero godere della grandezza che viene da una caratteristica specifica di Dio che dobbiamo, ancora una volta, con la cenere, depositare nel centro della nostra esistenza: la Sua Misericordia”. Così il Vescovo, monsignor Serafino Parisi, nell’omelia del Mercoledì delle Ceneri. “La nostra certezza – ha aggiunto – è che Dio è misericordioso. E la cosa che non accettiamo di più è che Lo è con tutti, anche con quelli che hanno fatto del male a me, che mi sono antipatici, che non posso vedere. Dio è misericordioso con tutti perché la Misericordia di Dio è la certezza del nostro perdono, della vostra vita e della nostra gioia. Per cui, andiamo verso la Pasqua lasciandoci orientare da questa Parola che alimenta e sostiene per le cose vere la nostra vita”. “La Parola di Dio che questa sera ci introduce nel grande cammino della Quaresima – ha detto monsignor Parisi -, si presenta a noi con un occhio ampio: c’è da una parte l’ambito esteriore e dall’altra un luogo più intimo, un ambito interiore. Tutte e tre le letture fanno appello alla sapienza dell’uomo perché possa ritrovare e ritrovarsi dentro questo contesto segreto. Addirittura, dice il brano del Vangelo ‘e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà’. La prima lettura, tratta dal libro del Profeta Gioele, afferma esattamente questo ‘ritornate a me – dice il Signore – con tutto il cuore’ perché sa che per noi è facile prendere altre destinazioni. Lo sa dal momento della Creazione da quando, avendoci consegnato il giardino da custodire con l’indicazione di rispettare quei termini entro i quali costruire la nostra libertà, la bellezza e la gioia della nostra vita, fin da allora l’umanità ha voluto prendere un cammino diverso. E, allora, si tratta di ritornare al Signore. Ognuno di noi lo sa, però rimane difficile dire quali sono i punti dell’allontanamento nostro dal Signore. Io credo che il primo sia quello del rifugio dentro lo spazio angusto ed asfittico del nostro individualismo, della nostra chiusura: lì non c’è Dio. Il Signore si trova andando verso gli altri, nell’apertura nei confronti degli altri, con quell’atteggiamento di generosità, di dono, di cura dell’altro. Quindi, in un certo senso, il Signore ci sta dicendo: se voi volete tornare a me con tutto il cuore, vi dovete di fatto allontanare da me per trovarmi negli altri. È questa la logica. Ritornare al Signore con tutto il cuore, non significa tanto fare delle opere per autocompiacersi, quanto piuttosto per recarci presso gli altri, recuperando ciò che è essenziale, prioritario: noi ci perdiamo in tante cose e perdiamo di vista il riferimento certo”. “Nella prima lettura – ha aggiunto monsignor Parisi – , il Signore ci dice ‘laceratevi il cuore’, non le vesti. Appunto, dicendo che se noi facciamo semplicemente un esercizio scenico esteriore di lacerazione, cioè di rottura, allora questo non serve a nulla e non servirà mai. Sbandierare le cose che si fanno non serve a nulla. Serve, invece, fare quelle cose in silenzio perché il Padre che vede nel segreto sa quello che deve fare. Quando l’uomo lacera il cuore e non le vesti, cioè quando evita tutto l’aspetto, l’apparato pubblicitario e invece recupera il senso profondo di sé e dentro questo senso profondo di sé fa entrare il Signore, allora nel cuore lacerato, nel cuore squarciato è come se il Signore volesse fare per noi un’operazione a cuore aperto: apre il cuore e ci mette dentro cenere. Immaginate un fuoco fortissimo che consuma tutto ed alla fine quel fuoco che consuma lascia la cenere che è la traccia di un fuoco che c’è stato, come per noi è la traccia della nostra finitudine. Però, è proprio quella cenere che indica il nostro limite, la nostra fine, la nostra fragilità” come le guerre, l’ingiustizia, il dolore, la malattia, la sofferenza che, ha concluso monsignor Parisi, “sono segni della nostra piccolezza”. Saveria Maria Gigliotti The post “La nostra certezza è che Dio è misericordioso” first appeared on Lamezia Nuova.

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Si è insediato il Consiglio Pastorale Diocesano

Presieduto dal Vescovo, monsignor Serafino Parisi, si è insediato ieri sera il Consiglio pastorale diocesano, ultimo organismo di partecipazione che mancava per completare gli organi di servizio nella Diocesi. Un momento di confronto ma anche di approfondimento e conoscenza delle realtà che compongono il variegato e vasto territorio diocesano che sempre più sente il bisogno di “fare Chiesa”. Un organismo, quello del Consiglio Pastorale che, come detto dal Vescovo, dovrà “promuovere la corresponsabilità ed il discernimento comunitario” scommettendo su due punti: il dialogo con il mondo in prospettiva della evangelizzazione ed il riconoscimento e la valorizzazione dei diversi Carismi che ci sono in Diocesi. “Il nostro abitare il mondo – ha detto al riguardo monsignor Parisi – deve essere valorizzato per noi e per il mondo e bisogna saper cogliere e portare le attese del mondo dentro questo processo di evangelizzazione. Il Consiglio pastorale come aiuto al Vescovo si deve sentire coinvolto. È importante fare diventare significativi i carismi dentro la vita della Chiesa, conoscendo e valorizzando quelli che ci sono nella Chiesa diocesana e che non sono frutto di un mio sogno notturno o qualcosa che mi invento”. In questo contesto, quindi, il Consiglio Pastorale diocesano “ci deve essere per essere vitali” ed è “importante il contributo di tutti, parlando fraternamente e amichevolmente”. Tra i temi affrontati la “frammentazione sul piano urbano ma anche identitario e politico” sia della città di Lamezia che dell’intero territorio diocesano. Una sorta di “parcellizzazione” rispetto alla quale monsignor Parisi ha sollecitato un impegno comune a fare unità, iniziando, ad esempio, da una festa “che possa essere una manifestazione diocesana a respiro ampio. E la festa dei Santi Pietro e Paolo è la scelta naturale: sono i Santi patroni della Diocesi e della città”. Da qui il prosieguo della iniziativa dello scorso anno: “dare un tema unico per le feste parrocchiali ed organizzarle come se fossero parte di un unico progetto”. Importante, infatti, è “l’apporto da dare come cristiani al progetto culturale di una città, intervenendo con il Vangelo nel processo unificante, dando un contributo di crescita al nostro territorio e lasciando un segno tangibile della nostra presenza”. Di “luogo ecclesiale che coadiuva il vescovo là dove c’è bisogno da corresponsabili”, ha parlato don Leonardo Diaco, vicario episcopale per la Pastorale, che ha incentrato l’attenzione sulla “possibilità di creare relazioni” perché “stando insieme e camminando insieme si superano le barriere” sottolineando l’importanza della formazione che, come detto dal Vescovo “dà la possibilità di entrare in dialogo con le altre realtà del mondo e confrontarsi”.   Ad apertura dell’incontro, al quale ha presenziato anche il Vicario generale della Diocesi, monsignor Tommaso Buccafurni, dopo la recita dei Vespri, don Marco Mastroianni, cancelliere Vescovile, ha spiegato ai presenti le finalità ed i compiti del Consiglio. Saveria Maria Gigliotti The post Si è insediato il Consiglio Pastorale Diocesano first appeared on Lamezia Nuova.

Caritas

Servizio Civile Universale Bando 2024; Avviso Caritas convocazioni selezioni candidati

I candidati, di seguito elencati, che hanno presentato domanda in relazione al bando del 18 DICEMBRE  2024 per il seguente Progetto di Servizio Civile Universale: “In cammino con gli ultimi – Calabria” Codice progetto PTCSU0020924013330NMTX Che prevede n. 59 posti totali. Per la sede Centro Interculturale Insieme Piazza Salvo d’acquisto, Snc Lamezia Terme CZ Candidati: Samuele Aiello Chiara Augusto Giulia Augusto Elena Bevacqua Sarahjane Colacino Francesco Emmanuel Guadagnuolo Francesco Ruberto Per la sede Mensa Caritas Diocesana Via Napoleone Bruno Ruberto, Snc Lamezia Terme CZ Candidati: Antonio Cavaliere Michela Cristiano Valentina Gualtieri Giovanni Vaccaro Chiara Volpe SONO INVITATI A PARTECIPARE, MUNITI DI IDONEO DOCUMENTO DI RICONOSCIMENTO IN CORSO DI VALIDITÀ Alla PRIMA FASE DELLA SELEZIONE (consistente nel corso informativo, dinamiche di gruppo e questionario di valutazione) che si terrà il giorno 14 MARZO 2025 con INIZIO ALLE ORE 08.45 e FINE alle ore 13.00 presso il GRAND HOTEL LAMEZIA Piazza Stazione Centrale Sant’Eufemia – Lamezia Terme (CZ) Inoltre, gli stessi candidati su menzionati sono invitati a partecipare qualora abbiano svolto la prima fase di selezioni, fatti salvo i casi di assenza per giustificato motivo, Alla SECONDA FASE DI SELEZIONE (consistente in un colloquio individuale) che si terrà il giorno 22 MARZO 2025 ORE 09.00 presso la Caritas Diocesana Piazza Salvo D’Acquisto, 5 Lamezia Terme Si evidenzia che il presente avviso ai sensi dell’art. 6 (procedure selettive) del bando ha effetto di notifica per tutti i candidati e che non riceveranno ulteriore comunicazione. N.B. LA MANCATA PARTECIPAZIONE AD UNA SOLA DELLE DUE FASI DI SELEZIONE SENZA GIUSTIFICATO MOTIVO COMPORTA L’ESCLUSIONE DAL CONCORSO. Per eventuali comunicazioni o necessità di chiarimenti si può contattare il referente del servizio civile della Caritas regionale Calabria tel. 3501644780 mail serviziocivilecaritascalabria@gmail.com The post Servizio Civile Universale Bando 2024; Avviso Caritas convocazioni selezioni candidati first appeared on Lamezia Nuova.

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