La Parola del Vescovo

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“Fare spazio ad un fratello nella mia vita e poi costruire comunione, perdonato, è la scommessa sulla quale giocare la nostra esistenza”

“Parlare di fraternità è semplicissimo, dire di voler costruire comunione è ancora più semplice anche se è molto più entusiasmante; dall’altra parte fare spazio ad un fratello nella mia vita e poi costruire comunione, perdonato, è la scommessa sulla quale giocare la nostra esistenza e sulla quale impostare il percorso della nostra vita”. Con queste parole il vescovo, monsignor Serafino Parisi, delegato Cec alle Comunicazioni Sociali e Cultura, ha concluso l’omelia della santa Messa, da lui presieduta nel Santuario della Madonna di Dipodi in occasione del Giubileo diocesano della comunicazione, degli operatori sanitari e dei catechisti Partendo dalle letture del giorno, il Vescovo ha sottolineato come “questi brani siano davvero significativi per il nostro itinerario quaresimale perché ci chiedono di metterci dentro questa prospettiva di Dio che vuole dinamicamente coinvolgerci dentro il suo modo d’essere, dentro il suo stile, che chiede al figlio di accettare volontariamente di donare la vita, dunque, di morire, perché tutti noi possiamo vivere”. “Il Signore – ha fatto notare monsignor Parisi – predispone la nostra esistenza perché possa essere interpretata lungo questa linea di gratuità, lungo la linea dell’esclusione della gelosia, cioè del fatto di sentirsi discriminato dagli altri e invece bisogna riflettere su un allargamento di prospettive che prevedono una morte mia per far vivere l’altro. E questa è la logica della Croce” quel mistero di Dio “che è la vita di Gesù, nostro fratello, che decide di morire perché noi possiamo vivere ed agli occhi del Padre essere considerati tutti come figli amati. Questo è il grande esercizio che siamo chiamati a compiere: l’esercizio del perdono. E che cos’è il perdono se non un morire a noi stessi? Mettere da parte la superbia alle pretese, perché l’altro che deve essere perdonato possa vivere e, in questo modo, generare la vita anche in me che perdono, quando tocca a me, perché poi mi capiterà pure essere perdonato dall’altro e, quindi, essere accolto nello spazio esistenziale dell’altro e sarà in quel caso il mio turno”. Nelle relazioni dei fratelli di Giuseppe, ha sottolineato il Vescovo “facciamo l’esperienza concreta, non a parole, della presenza dell’altro nella mia vita, nei miei spazi, all’interno della realtà che io magari prima dominavo da solo e che invece adesso mi chiede di fare spazio all’altro. Quando un fratello entra nello spazio vitale, nell’universo esistenziale di uno di noi, o muore qualche cosa di noi o muore lui. Poi si può decidere di non ammazzarlo e di buttarlo in un pozzo nel deserto, come nel caso di Giuseppe, ma due interi non ci possono stare. Per cui ci si mentalizza con questo brano del Vangelo che intanto pronunciare la parola fratello, dire che un altro entra nella mia vita e nel mio spazio, a volte è un esercizio retorico per nascondere la insignificanza delle parole che pronunciamo perché non sono corrispondenti alla vita che interpretiamo”. Per monsignor Parisi, poi, “la logica di Dio è sempre quella e c’è una parola di speranza per tutti. La salvezza – perché noi siamo quelli che complichiamo la storia, non quelli che la salviamo – è già operativa, il Signore l’ha già offerta a tutti noi da sempre. In Gesù Cristo morto e risorto l’hastoricamente realizzata ma la salvezza è già operativa. E dato che questa salvezza, la forza della salvezza, il dinamismo della redenzione dell’umanità non si può bloccare per nessun motivo, se tu non fai fruttificare quella vigna dovrai fare spazio a un altro al quale sarà consegnata perché la salvezza del Signore deve, vuole e può e deve produrre frutto”. Prima della Santa Messa, padre Rocco Spagnolo, superiore generale dei missionari dell’evangelizzazione, che da quattro anni ha una web Tv, ha offerto una riflessione per la liturgia penitenziale soffermandosi sulla comunicazione come apostolato perché bisogna “raccontare il bello che c’è in Calabria. La crescita sociale e civile -ha detto – passa da una buona informazione che oggi deve fare i conti con l’intelligenza artificiale che va applicata in maniera etica” in quanto “etica ed onestà intellettuale fanno da spartiacque tra buona e cattiva informazione. Dietro ogni notizia c’è una persona: le parole sono importanti e bisogna usarle in maniera corretta e rispettosa”. Al termine della santa Messa, infine, ha portato il suo saluto don Davide Imeneo, segretario della commissione cultura e comunicazioni sociali. Saveria Maria Gigliotti The post “Fare spazio ad un fratello nella mia vita e poi costruire comunione, perdonato, è la scommessa sulla quale giocare la nostra esistenza” first appeared on Lamezia Nuova.

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“Comunicatori di una parola che faccia emergere amore alla vita”

“Come giornalisti, in generale, e come giornalisti cattolici in particolare, non dobbiamo mai perdere un elemento identitario, costitutivo, della nostra visione di fede: il primato della parola. Della parola, non delle chiacchiere. È  la parola significativa che dà al lettore la chiave interpretativa e la possibilità di riflettere.  É vero, oggi viviamo nella cultura dell’immagine, ma cos’ è che rende una foto “anonima” una foto utile che lancia un messaggio ? E’ la parola che ci fa leggere la realtà, che immette un elemento di riflessione” Così il vescovo di Lamezia Terme e delegato Cec per le comunicazioni sociali e la cultura, mons. Serafino Parisi, ha concluso il focus su salute, disabilità e comunicazione, nell’ambito dell’ evento “Curare comunicare”, giubileo diocesano per gli operatori delle comunicazioni sociali, della salute e catechisti, promosso congiuntamente dai tre uffici diocesani in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti della Calabria e la delegazione calabrese della Fisc. “In tutte  le forme di comunicazione – ha osservato Parisi passando in rassegna le principali dinamiche che hanno cambiate il mondo della comunicazione negli ultimi decenni – da quella tra l’ammalato e il medico, tra un catechista e un ragazzo con disabilità, nell’informazione giornalistica, non dobbiamo mai perdere di vista la potenza espressiva della parola che, anche dentro la fragilità e attraverso la fragilità, fa emergere amore alla vita, la provocazione a continuare a vivere. Sono proprio le parole più fragili e quelle che vengono dal mondo della fragilità ad essere le parole più potenti. Siamo chiamati ad essere comunicatori di una parola che richiama alla voglia di vivere, di una parola – oserei dire – di resurrezione”. “Ogni giornalista, non solo il giornalista credente, dovrebbe intingere nel cuore la penna prima di scrivere qualsiasi cosa”, ha evidenziato il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria Giuseppe Soluri sottolineando come “la nostra carta deontologica è in linea con la visione cristiana, a prescindere se il giornalista sia credente o meno. Il dovere di informare non può mai tollerare l’offesa degli altri o il mancato rispetto della dignità altrui. Alla rincorsa spasmodica a chi arriva prima e al “click in più”, anche a costo di raccontare sciocchezze, il giornalista risponde con gli strumenti dell’etica e della professionalità. Intingere la penna nel cuore significa saper cogliere, anche nelle situazioni più negative, quella scintilla positiva che fa capire che non è tutto nero”. Per il delegato FISC Calabria don Enzo Gabrielli, “il giornalista cattolico non è “meno giornalista” degli altri, anzi deve fare uno sforzo in più per raccontare la realtà da un punto di vista cristiano senza fare discorsi, per così dire, “da sacrestia”.  Dobbiamo parlare non solo a chi è credente praticante, ma anche a chi sta sulla soglia della Chiesa. Nonostante il numero delle presenze in chiesa a volte può farci scoraggiare, in Italia c’è ancora grande attenzione per ciò che racconta la Chiesa e per come lo racconta. Come giornali cattolici calabresi, siamo presenti negli organi nazionali della FISC portando il valore aggiunto che viene dalla nostra calabresità”. Introducendo l’incontro, il direttore dell’ufficio diocesano per le comunicazioni sociali Saveria Maria Gigliotti ha sottolineato la scelta di vivere in comunione con gli altri due uffici l’evento giubilare perché “è proprio quando siamo chiamati a raccontare la malattia, la fragilità e la disabilità che come giornalisti siamo chiamati a misurarci con la sfida di una comunicazione che rispetti la persona e la sua dignità”. Rispetto della persona e della sua dignità richiamato anche dal direttore dell’ufficio di pastorale per la salute don Francesco Farina,  che ha parlato del “tempo della comunicazione come tempo di cura” e della relazione personale come elemento centrale dell’alleanza di cura tra medico e paziente. Ha sottolineato l’attenzione per la pastorale delle persone con disabilità il direttore dell’ufficio catechistico don Antonio Brando, che ha ricordato la partecipazione della diocesi lametina agli incontri di formazione  regionali con 71 catechisti, tra le più numerose tra le diocesi calabresi. “Noi catechisti – ha rimarcato Brando – dobbiamo creare un ponte tra la comunità ecclesiale e la famiglia, promuovendo un dialogo aperto e un cammino condiviso. Coinvolgere i genitori e i familiari significa riconoscere a loro, il ruolo centrale nell’accompagnare la crescita nella fede dei loro figli”. Salvatore D’Elia   The post “Comunicatori di una parola che faccia emergere amore alla vita” first appeared on Lamezia Nuova.

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Il Rinnovamento nello Spirito ha celebrato la “festa del ringraziamento”

Il 14 marzo 2002 è una giornata storica per il Rinnovamento nello Spirito Santo di tutta Italia: è il giorno in cui il movimento riceve l’approvazione ecclesiale da parte della Cei e del Santo Padre Giovanni Paolo II. Ed oggi, a distanza di 23 anni da quella data, tutte le comunità del Rinnovamento nello Spirito Santo di Lamezia Terme, in concomitanza con tutte le diocesi d’Italia, si sono riunite nella Rettoria Santa Chiara per celebrare insieme la “festa del ringraziamento”. La giornata è iniziata con la preghiera comunitaria carismatica, seguita da una catechesi del coordinatore nazionale del movimento, Rosario Sollazzo, che con grande amore e parresia ha invitato ciascun fratello, le comunità insieme, ad uscire dalle proprie comodità per ridare a tutti la vera speranza che ha un volto e un nome: quello di Gesù di Nazareth! La mattinata si è conclusa con la celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo, monsignor Serafino Parisi, il quale, partendo dalla liturgia del giorno, con affetto paterno, ha ricordato all’assemblea la fedeltà di Dio e l’alleanza che Egli ha stipulato con ciascuno di noi, assicurandoci, per mezzo della fede, un futuro pieno di speranza. Nel pomeriggio i coordinatori delle diverse comunità presenti sul territorio hanno condiviso tutta la bellezza, la gioia e la grazia di vedere Dio all’opera ogni giorno nelle loro comunità e nelle vite di tutti coloro che si aprono a Lui. La giornata si è conclusa davanti a Gesù in Adorazione Eucaristica, tempo speciale e di grande benedizione per i presenti. Paolo VI, in un discorso ai rappresentati del Rinnovamento, nel lontano 1975, definì il Rinnovamento una “chance per la Chiesa e per il mondo” e questo vuole continuare ad essere il RnS della diocesi di Lamezia Terme: un dono per tutti e per ciascuno. Raffaella Del Giudice (RnS Lamezia Terme) The post Il Rinnovamento nello Spirito ha celebrato la “festa del ringraziamento” first appeared on Lamezia Nuova.

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“Essere nel mondo e nella storia come comunità”

  Esserci come comunità che manifesta la presenza cristiana nella storia e nel mondo, l’impegno nella formazione,  il dialogo con la realtà di oggi a partire “da uno stile che è il nostro stile come comunità cristiana: quello dell’amore”. Queste alcune sollecitazioni indicate dal vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi che, nella giornata di ieri, è intervenuto all’iniziativa “La parrocchia, casa della comunità”, nel contesto delle celebrazioni per il centenario dell’istituzione della parrocchia della Beata Vergine del Carmine a Lamezia Terme. Sollecitato dalla giornalista Jessica Francesca Mastroianni, Parisi ha indicato le due sfide che la comunità parrocchiale, nella realtà di oggi, è chiamata ad abbracciare. “La prima sfida è quella di essere presenti nella realtà di oggi ed esserci come comunità, non come tanti individui isolati gli uni dagli altri – ha detto Parisi – Essere comunità è la modalità della nostra presenza nel mondo e nella storia. L’ecclesialità deve essere vissuta in modo comunitario, non in gruppi chiusi dove magari si sta bene a livello emotivo, non chiusi in cerchie ristrette che immaginano che la vita di fede possa essere vissuta da separati dal resto del mondo. Siamo chiamati ad essere aperti al mondo, a formarci nella comunità ecclesiale per essere costruttori di storia nuova e di relazioni nuove”. Da qui, quindi, “la grande sfida del futuro che è quella della formazione, da cui dipende la qualità della nostra presenza del mondo. Non c’è contrapposizione, come spesso si vorrebbe far passare, tra l’essere testimoni e l’essere maestri. Le due realtà si integrano ed è questa la scommessa del futuro per essere presenti nel mondo e raccogliere le sfide dell’oggi”. Dall’universo giovanile, sempre più distante dalla Chiesa e dalla fede, alle nuove realtà frutto dei fenomeni migratori e dei cambiamenti sociali, il vescovo Parisi individua “nel nostro stile cristiano, che è quello dell’amore, l’elemento che attira le persone. Pensiamo, come riportano gli Atti degli Apostoli, a ciò che si diceva delle prime comunità cristiane: “guardate come si amano.”  È l’amore la più grande forza attrattiva. Come possiamo pretendere che i giovani si avvicinino se, a volte, da queste nostre comunità noi stessi vorremmo scappare? Anche verso le persone di altre fedi presenti nella nostra comunità, ricordiamoci che noi non serviamo la persona pensando di portarla dalla nostra parte, ma per comunicare uno stile che è quello di Gesù Cristo, per far sentire all’altro che c’è una persona che si prende cura di lui e del suo futuro. È questo che rende la comunità cristiana attrattiva”. Dal presule, infine, un invito a “far funzionare bene gli organismi di partecipazione delle nostre realtà parrocchiali, affinché diventino l’espressione concreta della sinodalità e della corresponsabilità”. Il parroco don Pasquale Di Cello, nel ringraziare il vescovo Parisi per la sua presenza, ha ripercorso i momenti fondamentali e le tappe dei cento anni della parrocchia del Carmine e lo spirito dell’iniziativa che “vuole mettere al centro la parrocchia come scuola di fraternità”.   Salvatore D’Elia The post “Essere nel mondo e nella storia come comunità” first appeared on Lamezia Nuova.

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Morte mamma monsignor Schillaci, il cordoglio del Vescovo Parisi e della Chiesa di Lamezia

Il Vescovo di Lamezia Terme, monsignor Serafino Parisi, a seguito della morte della mamma di monsignor Giuseppe Schillaci, ha raggiunto telefonicamente il vescovo di Nicosia per esprimergli la sua vicinanza e quella della Diocesi di Lamezia.Monsignor Parisi, in questo particolare momento, insieme alla Chiesa di Lamezia, ai sacerdoti, ai consacrati ed alle consacrate, ai diaconi ed al popolo di Dio che è in Lamezia si unisce in preghiera accanto al Vescovo Giuseppe, già alla guida della Diocesi lametina, per la perdita della madre Lia, figura importante nel suo percorso sacerdotale.Confidando che Dio l’abbia già accolta tra le sue braccia, siamo accanto a monsignor Schillaci ed ai suoi familiari in questo triste momento ed affidiamo al Padre l’anima della propria congiunta nella certezza che “se viviamo, viviamo per il Signore e se moriamo, moriamo per il Signore. Sia dunque che viviamo o che moriamo, siamo del Signore (Romani 14:8)”. The post Morte mamma monsignor Schillaci, il cordoglio del Vescovo Parisi e della Chiesa di Lamezia first appeared on Lamezia Nuova.

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“La cura interviene sul momento concreto, il prendersi cura è indicazione di responsabilità nei confronti di un’altra persona”

“Mentre la cura interviene sul momento concreto, immediato ed aggredisce la malattia per vincerla, il prendersi cura è l’indicazione della responsabilità di una persona nei confronti di un’altra alla quale, responsabilmente, dice ‘io non guardo soltanto al tuo presente, ma io mi faccio carico del tuo futuro’, stabilendo una fidelizzazione tra il medico ed il paziente che va al di là della somministrazione di un farmaco”. Così il Vescovo, monsignor Serafino Parisi, intervenendo all’iniziativa sui due anni dalla realizzazione dell’Ambulatorio Solidale nella Cittadella della Carità. Monsignor Parisi, che ha parlato di “attenzione alla persona” invitando a “differenziare tra quella che asetticamente viene chiamata la cura della malattia dal prendersi cura della persona che è l’aspetto più importante”, ha poi ricordato le tappe che hanno portato alla concentrazione dei servizi della Caritas all’interno del complesso interparrocchiale San Benedetto realizzando, di fatto, la “Cittadella della carità” dove si può trovare dalla prima accoglienza mattutina con la colazione e/o la doccia, alla possibilità di poter lavare la biancheria, avere qualche cambio, consumare un pranzo poter essere visitati da specialisti. “Quello che ho detto all’inaugurazione dell’ambulatorio solidale – ha affermato al riguardo monsignor Parisi – è che doveva essere balsamo e pungolo: balsamo perché certamente entra in un settore che esprime grande attesa e soprattutto ci sono persone che sono arrivate per la loro prima visita specialistica; pungolo soprattutto per gli altri medici che volessero partecipare a questa avventura rendendo un servizio agli altri”. Don Fabio Stanizzo, presidente della Caritas, nel ricordare alcune fasi salienti per la realizzazione della Cittadella della Carità ha ricordato che “dai dati arrivati sia dalla Caritas che dagli assistenti sociali si avvertiva questa esigenza di tipo medico. Il Covid, poi, ci ha visti impegnati nell’effettuazione di tamponi al punto che l’area esterna del complesso interparrocchiale San Benedetto divenne un ambulatorio”. Poi l’incontro con alcuni medici con i quali si è avviato un percorso che ha portato alla realizzazione dell’ambulatorio solidale: “È stato così – ha detto al riguardo don Fabio – che abbiamo pensato di dare i locali che sono sopra la mensa della Caritas per la realizzazione degli studi medici ai quali, grazie anche alla Caritas nazionale, abbiamo donato pure un ecografo. In questi due anni, come abbiamo visto, sono state tante le persone che hanno avuto la possibilità di poter fare la loro prima visita specialistica e ciò rappresenta un dato positivo: riuscire a dare risposte a chi ha bisogno”. Presente all’incontro anche il vice presidente della Regione, Filippo Pietropaolo, che ha parlato di “una bella iniziativa nata a Lamezia Terme, una città che si è sempre distinta positivamente sul fronte delle politiche sociali. Da cittadino – ha aggiunto – sono arrabbiato come voi perché la politica ha creato questa situazione disastrosa della Sanità in Calabria e stiamo cercando di cambiare le cose, pur tra tanti ostacoli. Abbiamo carenze spaventose sul fronte della medicina territoriale. È lì che voi vi inserite, intervenendo sul fronte della carenza del sistema sanitario, soprattutto a livello territoriale. Grazie da tutti noi per quello che fate perché la vostra disponibilità e la volontà di mettere a disposizione la vostra competenza a favore degli altri è un patrimonio da valorizzare. La Regione – ha concluso – può supportare iniziative di questo tipo”. Ad apertura dei lavori, coordinati da Graziella Catozza, il presidente dell’Ambulatorio Solidale, Nicolino Panedigrano, ed alcuni componenti il direttivo, hanno ripercorso le fasi che hanno portato alla realizzazione degli ambulatori sottolineando come le presenze e le richieste in questi due anni siano andate crescendo. Nel corso della serata si è esibita la “Solidal soul band” che, composta da medici ed operatori sanitari dell’ambulatorio solidale è diretta dal maestro Elio Giovinazzo. Saveria Maria Gigliotti The post “La cura interviene sul momento concreto, il prendersi cura è indicazione di responsabilità nei confronti di un’altra persona” first appeared on Lamezia Nuova.

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“La nostra certezza è che Dio è misericordioso”

“Questa cenere, messa nel cuore dell’umanità, dice all’uomo che, partendo da ciò che è intimo, essenziale e prioritario, si può davvero godere della grandezza che viene da una caratteristica specifica di Dio che dobbiamo, ancora una volta, con la cenere, depositare nel centro della nostra esistenza: la Sua Misericordia”. Così il Vescovo, monsignor Serafino Parisi, nell’omelia del Mercoledì delle Ceneri. “La nostra certezza – ha aggiunto – è che Dio è misericordioso. E la cosa che non accettiamo di più è che Lo è con tutti, anche con quelli che hanno fatto del male a me, che mi sono antipatici, che non posso vedere. Dio è misericordioso con tutti perché la Misericordia di Dio è la certezza del nostro perdono, della vostra vita e della nostra gioia. Per cui, andiamo verso la Pasqua lasciandoci orientare da questa Parola che alimenta e sostiene per le cose vere la nostra vita”. “La Parola di Dio che questa sera ci introduce nel grande cammino della Quaresima – ha detto monsignor Parisi -, si presenta a noi con un occhio ampio: c’è da una parte l’ambito esteriore e dall’altra un luogo più intimo, un ambito interiore. Tutte e tre le letture fanno appello alla sapienza dell’uomo perché possa ritrovare e ritrovarsi dentro questo contesto segreto. Addirittura, dice il brano del Vangelo ‘e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà’. La prima lettura, tratta dal libro del Profeta Gioele, afferma esattamente questo ‘ritornate a me – dice il Signore – con tutto il cuore’ perché sa che per noi è facile prendere altre destinazioni. Lo sa dal momento della Creazione da quando, avendoci consegnato il giardino da custodire con l’indicazione di rispettare quei termini entro i quali costruire la nostra libertà, la bellezza e la gioia della nostra vita, fin da allora l’umanità ha voluto prendere un cammino diverso. E, allora, si tratta di ritornare al Signore. Ognuno di noi lo sa, però rimane difficile dire quali sono i punti dell’allontanamento nostro dal Signore. Io credo che il primo sia quello del rifugio dentro lo spazio angusto ed asfittico del nostro individualismo, della nostra chiusura: lì non c’è Dio. Il Signore si trova andando verso gli altri, nell’apertura nei confronti degli altri, con quell’atteggiamento di generosità, di dono, di cura dell’altro. Quindi, in un certo senso, il Signore ci sta dicendo: se voi volete tornare a me con tutto il cuore, vi dovete di fatto allontanare da me per trovarmi negli altri. È questa la logica. Ritornare al Signore con tutto il cuore, non significa tanto fare delle opere per autocompiacersi, quanto piuttosto per recarci presso gli altri, recuperando ciò che è essenziale, prioritario: noi ci perdiamo in tante cose e perdiamo di vista il riferimento certo”. “Nella prima lettura – ha aggiunto monsignor Parisi – , il Signore ci dice ‘laceratevi il cuore’, non le vesti. Appunto, dicendo che se noi facciamo semplicemente un esercizio scenico esteriore di lacerazione, cioè di rottura, allora questo non serve a nulla e non servirà mai. Sbandierare le cose che si fanno non serve a nulla. Serve, invece, fare quelle cose in silenzio perché il Padre che vede nel segreto sa quello che deve fare. Quando l’uomo lacera il cuore e non le vesti, cioè quando evita tutto l’aspetto, l’apparato pubblicitario e invece recupera il senso profondo di sé e dentro questo senso profondo di sé fa entrare il Signore, allora nel cuore lacerato, nel cuore squarciato è come se il Signore volesse fare per noi un’operazione a cuore aperto: apre il cuore e ci mette dentro cenere. Immaginate un fuoco fortissimo che consuma tutto ed alla fine quel fuoco che consuma lascia la cenere che è la traccia di un fuoco che c’è stato, come per noi è la traccia della nostra finitudine. Però, è proprio quella cenere che indica il nostro limite, la nostra fine, la nostra fragilità” come le guerre, l’ingiustizia, il dolore, la malattia, la sofferenza che, ha concluso monsignor Parisi, “sono segni della nostra piccolezza”. Saveria Maria Gigliotti The post “La nostra certezza è che Dio è misericordioso” first appeared on Lamezia Nuova.

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Si è insediato il Consiglio Pastorale Diocesano

Presieduto dal Vescovo, monsignor Serafino Parisi, si è insediato ieri sera il Consiglio pastorale diocesano, ultimo organismo di partecipazione che mancava per completare gli organi di servizio nella Diocesi. Un momento di confronto ma anche di approfondimento e conoscenza delle realtà che compongono il variegato e vasto territorio diocesano che sempre più sente il bisogno di “fare Chiesa”. Un organismo, quello del Consiglio Pastorale che, come detto dal Vescovo, dovrà “promuovere la corresponsabilità ed il discernimento comunitario” scommettendo su due punti: il dialogo con il mondo in prospettiva della evangelizzazione ed il riconoscimento e la valorizzazione dei diversi Carismi che ci sono in Diocesi. “Il nostro abitare il mondo – ha detto al riguardo monsignor Parisi – deve essere valorizzato per noi e per il mondo e bisogna saper cogliere e portare le attese del mondo dentro questo processo di evangelizzazione. Il Consiglio pastorale come aiuto al Vescovo si deve sentire coinvolto. È importante fare diventare significativi i carismi dentro la vita della Chiesa, conoscendo e valorizzando quelli che ci sono nella Chiesa diocesana e che non sono frutto di un mio sogno notturno o qualcosa che mi invento”. In questo contesto, quindi, il Consiglio Pastorale diocesano “ci deve essere per essere vitali” ed è “importante il contributo di tutti, parlando fraternamente e amichevolmente”. Tra i temi affrontati la “frammentazione sul piano urbano ma anche identitario e politico” sia della città di Lamezia che dell’intero territorio diocesano. Una sorta di “parcellizzazione” rispetto alla quale monsignor Parisi ha sollecitato un impegno comune a fare unità, iniziando, ad esempio, da una festa “che possa essere una manifestazione diocesana a respiro ampio. E la festa dei Santi Pietro e Paolo è la scelta naturale: sono i Santi patroni della Diocesi e della città”. Da qui il prosieguo della iniziativa dello scorso anno: “dare un tema unico per le feste parrocchiali ed organizzarle come se fossero parte di un unico progetto”. Importante, infatti, è “l’apporto da dare come cristiani al progetto culturale di una città, intervenendo con il Vangelo nel processo unificante, dando un contributo di crescita al nostro territorio e lasciando un segno tangibile della nostra presenza”. Di “luogo ecclesiale che coadiuva il vescovo là dove c’è bisogno da corresponsabili”, ha parlato don Leonardo Diaco, vicario episcopale per la Pastorale, che ha incentrato l’attenzione sulla “possibilità di creare relazioni” perché “stando insieme e camminando insieme si superano le barriere” sottolineando l’importanza della formazione che, come detto dal Vescovo “dà la possibilità di entrare in dialogo con le altre realtà del mondo e confrontarsi”.   Ad apertura dell’incontro, al quale ha presenziato anche il Vicario generale della Diocesi, monsignor Tommaso Buccafurni, dopo la recita dei Vespri, don Marco Mastroianni, cancelliere Vescovile, ha spiegato ai presenti le finalità ed i compiti del Consiglio. Saveria Maria Gigliotti The post Si è insediato il Consiglio Pastorale Diocesano first appeared on Lamezia Nuova.

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“La famiglia come nucleo delle realtà in cui operiamo”

Una pastorale familiare che abbracci l’intera Diocesi e, trasversalmente, attraversi tutte le sue componenti guardando a quello che, di fatto, è il nucleo della realtà in cui si vive e si opera, come ad un momento importante e fondante della società. Questo, sinteticamente, potrebbe essere l’auspicio del Vescovo, monsignor Serafino Parisi, per la Chiesa lametina, espresso nel corso dell’incontro con il Consiglio episcopale, i Vicari foranei, ed i direttori degli Uffici di Pastorale, che, mensilmente, rappresenta un momento di confronto e di formazione nel corso del quale, oltre a fare il punto sulle varie attività messe in campo in Diocesi, si affrontano temi di attualità. Ed in un momento in cui la famiglia sembra essere vista come un qualcosa di lontano, estraneo, “fuori moda”, la Chiesa di Lamezia intende puntare su di essa intesa come “luogo dell’incontro, della condivisione, dell’uscire da sé stessi per accogliere l’altro e stargli vicino”, come aveva sottolineato papa Francesco nel X incontro mondiale delle famiglie, e come “primo luogo dove si impara ad amare”. Attenzione alla famiglia, ma anche alle varie forme di disabilità, alla malattia, agli ultimi ai quali bisogna guardare con attenzione, rispetto, amore, servizio, come “Ostie consacrate” poste nei loro ostensori. Ed in questo diventa importante e fondante il contributo e l’opera che i Vicari episcopali e foranei quotidianamente mettono a disposizione della Diocesi perché si cammini insieme, per il bene comune di una Chiesa che vuole porsi in ascolto dell’altro, per essere sempre più aperta sul mondo ma anche testimonianza concreta per le realtà in cui ciascuno opera nella convinzione che “essere cattolici non deve essere una costrizione, ma una scelta consapevole”. Saveria Maria Gigliotti The post “La famiglia come nucleo delle realtà in cui operiamo” first appeared on Lamezia Nuova.

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“Esserci come comunità, aperti al mondo e parlando il linguaggio dello Spirito”

Essere presenti nel mondo ed essere presenti come comunità, con un atteggiamento di apertura, parlando “il linguaggio dello Spirito” che riconduce le diversità all’unità. Sono le tre sollecitazioni che il vescovo di Lamezia Terme, mons. Serafino Parisi, ha rivolto ai referenti parrocchiali del Sinodo all’inizio del momento di condivisione tra i rappresentanti delle parrocchie e il consiglio presbiterale sullo Strumento di lavoro pubblicato a conclusione dell’assemblea sinodale delle Chiese in Italia lo scorso novembre. Meditando sul passo degli Atti degli Apostoli che racconta l’effusione dello Spirito Santo sulla prima comunità nel giorno di Pentecoste, introducendo l’incontro, il vescovo Parisi ha sottolineato come “nella prima comunità cristiana, di fronte al fatto che Gesù era più presente fisicamente, c’erano ancora persone disposte a giocarsi la vita per testimoniare il Signore. Noi crediamo alla Resurrezione non perché abbiamo visto direttamente una tomba vuota, ma perché gli Apostoli ce lo hanno testimoniato. Questo ci consegna un messaggio: noi dobbiamo esserci come comunità. Di esperienze individuali o settarie non ne abbiamo bisogno. Esserci come comunità è l’elemento vincente”. Dal vescovo di Lamezia, un richiamo all’apertura universale “come i primi apostoli chiamati ad essere testimoni fino agli estremi confini della terra. Gli apostoli, con la forza dello Spirito, hanno la capacità di rompere il muro della paura e di aprirsi al mondo. L’apertura al mondo è il punto di forza della Chiesa, non l’arroccamento in una torre dorata. Il rischio, ancora oggi, come era presente  anche nelle vicende raccontate negli Atti degli Apostoli, è quello di rifugiarci in un atteggiamento autoconsolatorio, nella nostra comfort zone”. “E’ lo Spirito – ha proseguito Parisi – che sconvolge tutto, vince la paura e fa aprire al mondo. Lo Spirito è ciò che dà vita al popolo, è la passione di Dio per l’uomo. Lo Spirito provoca l’inversione di ciò che era avvenuto a Babele: se a Babele l’arroganza degli uomini che si illudevano di poter toccare Dio ha portato alla confusione e all’incomunicabilità, lo Spirito Santo riconduce le diversità all’unica lingua. E noi con questo dinamismo, come Chiesa, siamo chiamati ad essere presenti nel mondo e nella storia come comunità”. Prima delle sessioni laboratoriali, le delegate diocesane all’assemblea sinodale Cinzia Calignano, Natalina Parise e Veronica Vaccaro hanno ripercorso il cammino sinodale nella chiesa lametina, iniziato nel 2021 con la fase narrativa, e proseguito con la scelta del cantiere di Betania della diaconia e della formazione, in linea con l’avvio dei due percorsi formativi della scuola dei ministeri e della scuola biblica voluti dal vescovo Parisi. Tra le 17 schede del Sinodo, l’équipe sinodale della chiesa lametina ha scelto di proporre all’attenzione dei referenti le due schede riguardanti la partecipazione dei laici e il ruolo degli organismi di partecipazione. Gli esiti dei laboratori, a cui partecipano sacerdoti e laici delle diverse parrocchie della diocesi, confluiranno nella sintesi diocesana che sarà inviata alla segreteria nazionale del Sinodo. Il prossimo appuntamento sarà la seconda assemblea sinodale delle Chiese in Italia, in programma dal 31 marzo al 3 aprile a Roma. Le diverse tappe e i documenti del Sinodo sono disponibili sull’apposita sezione sul sito della Chiesa Italiana. https://camminosinodale.chiesacattolica.it Salvatore D’Elia The post “Esserci come comunità, aperti al mondo e parlando il linguaggio dello Spirito” first appeared on Lamezia Nuova.

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