Di seguito il testo integrale del saluto del Postulatore, don Marco Mastroianni, alla sessione di chiusura dell’inchiesta Diocesana sulla vita, le virtù, la fama di santità e di segni del Servo di Dio Mons. Vittorio Moietta Carissimi, un benvenuto e un saluto di cuore a tutti voi, anche a quanti ci seguono attraverso i canali social e attraverso Esse tv. Ci troviamo oggi riuniti nella Sala Giovanni Paolo II del nostro Seminario vescovile, in questa circostanza sede della Sessione di chiusura dell’Inchiesta diocesana sulla vita, le virtù, la fama di santità e di segni del Servo di Dio Vittorio Moietta, Vescovo. E’ un giorno di festa e di gioia per tutta la Chiesa ed in particolare per la nostra Diocesi che lo ha avuto quale suo Pastore e, mi permetto di aggiungere, anche per la Diocesi di Casale Monferrato che ha dato i natali al Servo di Dio. Ringraziamo il Signore per il dono della vita e del ministero sacerdotale ed episcopale del Vescovo Vittorio, e per il dono della santità, questo seme che Dio ha piantato nel cuore di ognuno il giorno del nostro battesimo. Mi sembra importante richiamare a questo proposito un pensiero di Papa Francesco sulla santità, che è particolarmente significativo per il nostro cammino di fede. Così afferma il Papa: “La santità non è un programma di sforzi e di rinunce, non è una ginnastica spirituale, ma è anzitutto la scoperta di essere figli amati da Dio e ricevere gratuitamente il suo amore e la sua misericordia. Questo dono divino che riceviamo ci apre alla riconoscenza e ci consente di fare esperienza di una gioia grande che non è l’emozione di un istante o un semplice ottimismo umano ma è la certezza di poter affrontare ogni situazione sotto lo sguardo amoroso di Dio con la grazia e l’audacia che provengono da Lui”. Lo aveva capito bene Mons. Moietta che, con l’animo profondo di chi si sente amato da Dio, ha voluto da subito farsi egli stesso strumento per mettere in circolo questo amore. Nella sua Prima Lettera Pastorale affermava: “Vi amerò come un Padre. Vi darò il mio tempo, la mia salute, le mie ansie e le mie gioie. Avvicinerò i sofferenti, i bambini. Conquisterò il diritto di pascere le vostre anime con l’amore che vi porterò”. Queste parole ascoltate oggi dopo più di sessant’anni e proprio in questo contesto, assumono una portata innegabilmente profetica. Resta di questo Vescovo il tratto rassicurante e ammirevole di un uomo di fede ferma, di speranza certa e di profonda carità che ha lasciato un segno indelebile prima nel suo ministero sacerdotale in alcune comunità del Monferrato e nel Seminario Maggiore di Casale, poi nella sua breve permanenza come Vescovo – fortemente voluto da San Giovanni XXIII – di questa nostra Diocesi. Ma cosa, al di là del forte affetto e della profonda ammirazione che – come dimostra il nostro essere qui – superano il tempo e le generazioni, rende il Servo di Dio Vittorio Moietta ancora attuale? Qual è il messaggio che la sua esperienza di vita può offrire oggi alla Chiesa? Tutto si innesta e prende vita dall’intramontabile testimonianza di un uomo davvero di Dio, e quindi perché tale, anche davvero per gli uomini. Partendo da questo terreno fertile, il Servo di Dio si è distinto per la capacità largamente riconosciutagli, di essere un uomo di dialogo. Lo ha mostrato in particolare nella disponibilità ad essere un costruttore di ponti con quelle realtà sociali, culturali ed anche politiche con le quali nella sua epoca non era affatto facile né scontato entrare in relazione liberi dal pregiudizio. Il Servo di Dio lo ha fatto con la semplicità e la spontaneità evangelica della guida che punta anzitutto a creare relazioni belle e rispettose, lasciando testimoniare ad esse la fede che anima il suo cuore. Il Vescovo Vittorio è stato poi un vero pastore missionario, animato da un irrefrenabile zelo per quelle periferie fisiche ed esistenziali alle quali oggi la Chiesa va incontro come espressione di fedeltà al Vangelo, ma allora più facilmente emarginate e bistrattate. Ne era ben consapevole Mons. Moietta che in breve tempo, pur nella ristrettezza di mezzi, girò in lungo e in largo il territorio della Diocesi che gli era stata affidata, lasciando un segno indelebile in chiunque lo incontrasse. Una propensione, la sua, fortemente connessa alla volontà di puntare allo sviluppo integrale di ogni fratello, nella consapevolezza che la povertà può assumere molti volti, e tenacemente animata dalla profetica ribellione di chi sente il dovere di impegnarsi per la realizzazione di un mondo più vicino alla creazione di Dio. Mons. Moietta, antesignano del Vaticano II, si è ancora distinto per essere stato un pastore attento alla formazione del clero e dei laici. Da ogni sacerdote, “uomo spogliato, crocifisso, mangiato”, egli attendeva il principio di un rinnovamento spirituale, esigendo, con paterna fermezza, generosità e slancio. Con occhi di grande speranza e promozione guardava poi ai laici, come presenza capace di essere fermento vivo nella società e origine di un mondo più giusto. In ultimo l’accettazione oblativa della sua sofferenza per il bene della Chiesa e dei sacerdoti, ci dona la testimonianza dello spessore spirituale di una vita totalmente consegnata a Dio: “Era troppo bello correre, lavorare, andare in mezzo ai bimbi… Ma corre per Dio chi sa fermarsi quando Dio lo ferma”. Gli aspetti finora evidenziati, insieme a molti altri che esprimono la ricchezza che la figura di Mons. Moietta può offrire, sono stati ulteriormente messi in luce ed approfonditi grazie al lavoro certosino e meticoloso di quanti hanno preso parte all’Inchiesta che oggi, con questo momento solenne, volge alla chiusura. Pertanto, come Postulatore della Causa, sento di rivolgere un sincero ringraziamento ai componenti del Tribunale istituito dal nostro Vescovo, nelle persone del Delegato Episcopale, del Promotore di Giustizia e del Notaio. Grazie per il vostro lavoro dedito e paziente. Ai componenti della Commissione Storica, una commissione “interregionale”, “interdiocesana”, che ha saputo, nonostante la distanza geografica, lavorare con precisione e puntualità, oltre che con grande